Pensionati all’estero: i Paesi dove si pagano meno tasse. Le nuove regole

Prima si sceglievano la Spagna ed il Portogallo, ora ad andare per la maggiore sono l’Albania e la Tunisia. La motivazione è sempre la stessa: pagare meno tasse, cercare un clima migliore del nostro, un paese ed un ambiente accogliente, dove la vita costa meno che da noi e dove comunque la qualità dei servizi è paragonabile al nostro. Il risultato, come certifica l’ultima relazione annuale dell’Inps, è che il numero dei nostri pensionati in fuga verso l’estero è tornato a salire: su 228.600 pensionati italiani residenti all’estero ben 37.825 (calcolando i soli dipendenti di attività private) sono individui la cui carriera retributiva si è svolta esclusivamente in Italia, il larga parte, con pensioni particolarmente ricche (sopra i 5 mila euro lordi al mese), e che al momento del pensionamento hanno deciso di trasferire la loro residenza dall’estero attratti da regimi fiscali molto più accomodanti del nostro e che in alcuni casi prevedono addirittura tassazione zero. In termini assoluti tra il 2003 ed il 2024 il loro numero è diminuito in maniera considerevole ma solamente perché, nota l’Inps, c’è stato un forte calo delle donne (“per effetto dell’estinzione delle generazioni più anziane”), mentre il numero degli uomini continua ad aumentare e così se nel 2003 le donne rappresentavano il 60% della popolazione emigrata oggi sono gli uomini a costituire la maggioranza (il 61% nel 2023).

Un fenomeno in crescita

La propensione per la fuga all’estero nel corso degli anni è cresciuta in maniera esponenziale. Il fenomeno migratorio è quasi triplicato tra il 2010 e il 2023: si è infatti passati dai 10 emigrati ogni 100 mila nuovi pensionati del 2010 ai 20 del 2019 sino ai 33 del 2023, coinvolgendo principalmente le grandi regioni del Nord e del Centro, nonché la Sicilia, mentre il Sud e le Isole mostrano una partecipazione più contenuta. Un aspetto “particolarmente interessante”, sottolinea la Relazione dell’Inps, riguarda la distribuzione del fenomeno per classe di reddito nel 2023 che evidenzia un legame stretto tra il livello di reddito e la propensione alla migrazione. I dati, infatti, mostrano che i pensionati con un reddito lordo medio mensile superiore ai 5.000 euro presentano una propensione all’emigrazione che è più di sei volte superiore rispetto a quella registrata nelle classi di reddito più basse. “Le fasce più basse sembrano migrare prevalentemente per ragioni di sopravvivenza economica o per ricongiungimento familiare, in particolare nel caso di pensionati/e superstiti – spiegano dall’Inps -. Al contrario, le fasce più alte interpretano l’emigrazione come “una scelta attiva di ottimizzazione del benessere, spostandosi verso Paesi che offrono condizioni vantaggiose in termini fiscali, climatici e di qualità della vita”.

Da dove si parte

Le regioni con i tassi di emigrazione più elevati nel 2023 includono Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta, che si distinguono per la loro vicinanza geografica ai confini internazionali e per una lunga tradizione di mobilità transfrontaliera. Altre regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio e Liguria mostrano anch’esse tassi di emigrazione relativamente elevati. Questo è probabilmente dovuto alla maggiore disponibilità di risorse economiche tra i pensionati di queste aree, che consente loro di sfruttare meglio le opportunità offerte dalla migrazione per pensionamento. Di contro Calabria, Basilicata, Campania e Sardegna registrano tassi di emigrazione più bassi, il che potrebbe essere indicativo di una minore disponibilità economica tra i pensionati di queste regioni, oltre a un legame più forte con la comunità e la famiglia che frena la migrazione. Tuttavia, per alcune regioni meridionali come Abruzzo e Sicilia, si osservano tassi moderati di emigrazione, suggerendo una certa diversificazione nei comportamenti migratori.

Dove ci si stabilisce

La geografia delle destinazioni preferite dai pensionati italiani stando all’Inps è in continua evoluzione, influenzata da fattori combinati di natura fiscale, economica, culturale e infrastrutturale. Per quanto riguarda il periodo compreso tra il 2010 e il 2024, i Paesi esteri più interessati dal fenomeno sono stati Spagna e Portogallo, seguiti da Svizzera, Francia e Germania. Nel periodo considerato, in Spagna si sono trasferiti oltre 2.800 pensionati italiani, di cui quasi due terzi di sesso maschile. Il Portogallo occupa la seconda posizione, grazie anche alle note politiche fiscali favorevoli adottate negli ultimi anni e poi progressivamente riviste. Numeri inferiori, ma comunque significativi si registrano per Svizzera, Francia e Germania. Questi paesi, storicamente legati all’emigrazione italiana, continuano ad attrarre pensionati, probabilmente anche per ragioni di ricongiungimento familiare o per la presenza di comunità italiane ben radicate. Secondo l’Inps un elemento particolarmente interessante riguarda la distribuzione di genere: mentre paesi come Svizzera e Francia mostrano una composizione relativamente equilibrata tra uomini e donne, altre destinazioni – come Tunisia e Romania – registrano una prevalenza marcata di pensionati di sesso maschile. “Questa differenza – viene spiegato – potrebbe essere riconducibile a motivazioni economiche specifiche o a vantaggi mirati per pensionati stranieri, che tendono ad attrarre maggiormente la componente maschile, spesso titolare di trattamenti pensionistici più consistenti. La Tunisia, in particolare, sembra rappresentare una meta strategica per pensionati autosufficienti e autonomi, attratti dal basso costo della vita e da condizioni fiscali vantaggiose”. L’attrattività dei vari paesi, stando alla Relazione dell’Inps, non è però un parametro statico ma risponde in modo dinamico a cambiamenti normativi e contesti politico-economico locali.

Vantaggi e sconti fiscali

Ma quanto è vantaggioso spostarsi all’estero? Ogni Paese offre un differente regime fiscale ai pensionati in arrivo da altre nazioni. In Paesi come l’Albania, Panama, Costa Rica e l’Ecuador è in vigore un’esenzione totale dalla tassazione sulle pensioni estere. Cipro sopra i 3.420 euro prevede una tassazione fissa del 5%, la Grecia del 7% (vale per 15 anni, a condizione di non essere stati residenti fiscali nel Paese negli ultimi 5), la Romania preleva il 10% come la Bulgaria, Malta il 15% (dove è obbligatorio però acquistare casa) e la Turchia il 20%. In Croazia, invece, è prevista una deduzione che riduce del 50% la base imponibile, anche se poi sopra i 60 mila euro applica una tassazione progressiva. Altre forme di detassazione o agevolazioni delle pensioni private sono poi previste a Monaco, San Marino e Gibilterra ed in forma minore in altri stati ancora in virtù di specifici accordi bilaterali.
Anche in Tunisia il prelievo massimo è pari al 5%. Per i pensionati in arrivo da altri paesi l’80% del reddito è tax free, il capofamiglia, inoltre, può usufruire di un’ulteriore detrazione. Sul restante 20% si applica una tassazione a scaglioni coi 1.500 euro esenti da tassazione, mentre tra i 5 e i 10mila euro si versa il 2,3% per poi salire fino a un massimo del 5%.
La Spagna oltre ad avere aliquote Irpef più basse delle nostre offre invece detrazioni fino a 6.500 euro per gli over 65 e fino a 7.000 per gli over 75, alcune regioni poi (come ad esempio le Canarie) presentano condizioni ancora più favorevoli.
In Portogallo a partire dal 2024 ai pensionati che trasferiscono la loro residenza fiscale vengono applicate aliquote comprese tra il 14,5 ed il 53% a seconda del reddito complessivo, ma fino all’anno prima si versava appena il 10% (mentre ancor prima, sino al 2020, l’esenzione era totale). In virtù di questi “sconti” a partire dal 2016 il Portogallo ha registrato l’incremento più marcato e repentino di arrivi dall’estero con un picco di 70 emigrati per 100 mila pensionati nel 2019, col Lazio che è risultata la regione che più delle altre ha contribuito a questo fenomeno visto che in quell’anno si sono trasferiti ben 184 residenti ogni 100.000 pensionati.
Dai dati dell’Inps emerge come Albania e Tunisia negli ultimi tempi siano diventate destinazioni “significative”, sebbene con numeri assoluti inferiori rispetto a Spagna e Portogallo. In particolare “l’Albania si sta affermando come una meta emergente grazie alla prossimità geografica, alla convenienza economica e alla possibilità di integrazione agevolata, specialmente per pensionati provenienti dall’Italia meridionale, in particolare dalle regioni del Sud-Est (Molise, Abruzzo e Puglia). Nel 2023 significativi sono stati anche i flussi verso la Tunisia, provenienti soprattutto dal Lazio”.

Attenzione ai vincoli
Per beneficiare degli sconti fiscali nei Paesi stranieri, occorre ovunque trasferire la propria residenza fiscale e soggiornarvi ogni anno per più di 183 giorni. Poi ogni singola nazione detta condizioni particolari: in Grecia, ad esempio, il bonus vale per 15 anni a condizione di non essere stati residenti fiscali in questo Paese negli ultimi 5, mentre a Cipro questo periodo si riduce ai 17 mesi precedenti la richiesta di soggiorno. A Malta è obbligatorio acquistare casa, mentre in Albania occorre dimostrare di non essere stati condannati per reati con pene superiori ai 3 anni. A San Marino la tassazione agevolata sulla pensione è fissata al 6% e vale per 10 anni, rinnovabili. Ma occorre dimostrare un reddito annuale non inferiore a 120.000 euro o un patrimonio mobiliare di almeno 500.000 euro. Inoltre, è fondamentale non essere mai stati residenti a San Marino prima della richiesta.

Dipendenti pubblici penalizzati

Tutti questi vantaggi, a parte poche eccezioni, non riguardano gli ex dipendenti pubblici, perché nel loro caso le norme internazionali prevedono che le loro pensioni vengano tassate nello Stato in cui hanno prestato servizio. Sono solo quattro le nazioni che hanno siglato col nostro Paese una specifica convenzione contro la doppia imposizione a favore di chi trasferisce la propria residenza fiscale: si tratta di Australia, Cile, Tunisia e Senegal. Per ottenere lo stesso trattamento negli altri Paesi i pensionati Ex Inpdap secondo la Corte di giustizia europea, a cui in passato era stata sottoposta la possibile violazione delle norme Ue sulla libera circolazione e non discriminazione a causa di questa disparità di trattamento, non basta trasferire la residenza fiscale ma per ricevere dall’Italia la pensione lorda occorre ben di più: bisogna acquisire la cittadinanza del Paese dove si si trasferisce.

Come si ottiene la residenza fiscale

Visti i vantaggi che potreste ottenere state facendo anche voi un pensiero sulla possibilità di andare a vivere in un altro paese? Allora dovete sapere che per ottenere la residenza fiscale in un altri Stato e, conseguentemente non essere più considerati fiscalmente come residente in Italia, bisogna soddisfare una serie di requisiti: innanzitutto occorre stipulare un contratto di affitto a lungo termine, di norma almeno12 mesi, o acquistare una casa sul posto, quindi occorre aprire un conto corrente bancario ed essere iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, passaggio che semplifica gli adempimenti, consentendo ad esempio di richiedere o rinnovare con facilità i documenti italiani, esercitare il diritto di voto, ottenere certificati e permessi particolari (come il nulla osta per sposarsi all’estero). Oltre a questo per mantenere la residenza fiscale all’estero occorrerà risiedere sul posto per almeno la metà dell’anno (ovvero almeno sei mesi e un giorno) ogni anno, e spostare il centro dei propri cui ci si trasferisce.

Ma per quest’anno niente rivalutazione

Che siamo pensioni ricche sopra i 5 mila euro dei tanti che si sono trasferiti all’estero per convenienza o che siano comunque assegni sopra la soglia minima di 598,61 euro “in via eccezionale per il 2025” la legge di Bilancio 2025 ha previsto la sospensione della rivalutazione automatica annuale degli importi. La rivalutazione, che per il 2025 è pari allo 0,8%, da inizio anno è stata così applicata in misura piena solamente alle pensioni con importo mensile inferiore a 598,61 euro. Mentre alle pensioni che superano di poco questa soglia verrà riconosciuta una rivalutazione parziale fino al raggiungimento di 603,40 euro, importo che corrisponde al trattamento minimo aumentato dello 0,8%. Tutti gli altri invece restano a bocca asciutta. La tagliola della conferma in vita Un’ultima informazione. Chi non ha dato conferma entro i termini fissati dall’Inps della propria esistenza in vita non riceverà più il tradizionale bonifico mensile ma il pagamento della rata dal mese successivo il termine ultimo avverrà in contanti (“laddove possibile” specifica l’Inps in un messaggio dello scorso marzo) presso le agenzie Western Union del paese di residenza. Poi in caso di mancata riscossione personale o di mancata produzione dell’attestazione di esistenza in vita il pagamento delle pensioni sarà sospeso a partire dal mese successivo.
La verifica dell’esistenza in vita dei pensionati che riscuotono all’estero è effettuata da Citibank N.A. in qualità di fornitore del servizio di pagamento delle pensioni al di fuori del territorio nazionale e per il 2025/2026 è articolata in due fasi: la prima fase riferita all’anno 2025 è iniziata a marzo di quest’anno e riguarda i pensionati residenti in America, Asia, Estremo Oriente, Paesi scandinavi, stati dell’Est Europa e paesi limitrofi chiamati a dare riscontro a Citibank entro lo scorso 15 luglio. La seconda fase della verifica, che inizierà invece a settembre per concludersi poi a gennaio 2026, riguarderà invece i pensionati residenti in Europa, Africa e Oceania. In questo caso le comunicazioni saranno inviate a partire dal 17 settembre 2025 e i pensionati dovranno fare pervenire le attestazioni di esistenza in vita entro il 15 gennaio 2026 col rischio per gli inadempienti di vedersi sospendere i pagamenti a partire dalla rata di marzo 2026. Per cui, attenti alle comunicazioni di Citibank ed alle scadenze perché poi riattivare il proprio assegno si può rivelare una procedura per più lunga e complessa di rispondere alle lettere di Citibank.


https://www.lastampa.it/tuttosoldi/2025/07/28/news/pensionati_estero_tasse_nuove_regole-15244395/